di Giuseppe Parodi

Quali sono le alterazioni cutanee provocate dal tatuaggio? Che cosa succede alla barriera dermoepidermica dopo la inoculazione del pigmento? Come è possibile che le particelle di inchiostro rimangano immobili nella cute per tanto tempo?

Questi interrogativi, fondamentali per il dermatologo plastico che si occupi di laserterapia dei tatuaggi, sono stati già posti da alcuni studiosi (non molti per la verità) che si sono occupati del problema. Lo studio più interessante è a nostro avviso quello eseguito da Lea e Pawlowski e pubblicato sull’International Journal of Dermatology nel 1987, che rimane il più completo e rigoroso.


In questo studio in soggetti volontari dopo esecuzione di tatuaggio professionale venivano eseguite biopsie dopo 24 ore e dopo un mese.Venivano inoltre eseguite biopsie su tatuaggi vecchi da 1 a 40 anni.


All’esame di microscopia elettronica, dopo 24 ore era possibile osservare una omogenizzazione dell’epidermide, della giunzione dermoepidermica, e della porzione superiore del derma. Le particelle di inchiostro erano riscontrabili nei cheratinociti, negli spazi intercellulari, così come nelle cellule connettivali.


Dopo un mese all’esame istologico si osservava una scomparsa delle cellule necrotiche ed infiammatorie: la membrana basale si era ricostituita. Era possibile rinvenire tracce di inchiostro nelle cellule basali, ma non nei melanociti. Le cellule fagocitarie nel derma contenevano particelle di inchiostro, mentre queste non erano riscontrabili nelle mastcellule, nelle cellule endoteliali, nelle cellule di Schwann, nei vasi sanguigni e linfatici, nè negli spazi extracellulari.


Le biopsie di tatuaggi a 1, 2, 3 e 40 anni non differivano tra loro se non per l’inchiostro utilizzato.Tutte le particelle di inchiostro venivano a situarsi nelle cellule del derma. Le cellule contenenti inchiostro erano circondate da collageno, fibre elastiche, mentre le particelle di inchiostro intracellulari talora apparivano libere nel citoplasma, senza essere circondate da membrane.


In sostanza, gli esami istologici dimostravano la presenza di un processo infiammatorio, durante il quale gli stessi cheratinociti captavano il pigmento così come i macrofagi che arrivavano nell’epidermide, distruggendo la membrana basale. Una volta che la membrana basale si è ricostituita, l’eliminazione dell’inchiostro per via transepidermica non è più possibile. Nel derma solo un tipo di cellula contiene il pigmento: è il fibroblasto. Esso è l’unico responsabile della integrità e della stabilità del pigmento: la mobilità dei fibroblasti o il loro cambiamento di numero sono la causa delle variazioni di forma e di colore del pigmento stesso. La stabilità dell’inchiostro è probabilmente garantita dal tessuto connettivale che circonda i fibroblasti; questi hanno una durata di vita lunghissima, anche se non si può negare che le particelle di inchiostro possano migrare da un fibroblasto all’altro.


In un prossimo articolo ci occuperemo invece delle variazioni ultrastrutturali che compaiono nella cute tatuata dopo laserterapia Q switch.


Dott. Giuseppe Parodi
Dermatologo Plastico a Genova