di Giuseppe Parodi Il flush è considerato uno dei fattori predominanti nella patogenesi della rosacea; pertanto studio e l’individuazione dei trigger di questo momento patogenetico sta acquisendo sempre più interesse. Negli Stati Uniti si da molta importanza alla compilazione da parte del paziente di una check list quotidiana con l’elenco di tutti i fattori che hanno provocato il flush o “stinging” nell’arco della giornata. I dermatologi consegnano ai pazienti dei manuali (Coping with rosacea) in cui si insegnano i cardini fondamentali per affrontare questa affezione dal punto di vista preventivo.Proprio la National Rosacea Society negli Stati Uniti ha promosso le ricerche più attuali e interessanti sulla patogenesi di questa malattia.
La scoperta che la cute di questi pazienti presenta un eccesso di catelicidine ha portato alla ipotesi che queste proteine siano alla base dei sintomi classici, quali infiammazione, eritrosi e neoangiogenesi. Tali proteine sarebbero il risultato di una reazione immune. Questa reazione immune sarebbe inefficace nell’impedire la diffusione dei batteri e diventerebbe a sua volta un trigger nello scatenamento della rosacea stessa.
Secondo altri studi condotti dalla NSI lo sviluppo di nuove teleangectasie del viso è legata alla presenza di un fattore di crescita endoteliale (VEGF), la cui produzione sarebbe stimolata da un altra molecola chiamata TNF, indotta a sua volta dalle radiazioni UV. Le ricerche finora eseguite in laboratorio di una sostanza in grado di legarsi al TNF impedendo la produzione di VEGF ha dato finora esito negativo.
Un’altra sostanza implicata è, con tutta probabilità, l’ossido nitrico, un potente vasodilatatore. Sono in corso delle ricerche per inibire l’enzima che produce questa sostanza.
Il ruolo del Demodex rimane ancora controverso: vari studi ne hanno messo in rilievo l’aumento sulla cute di pazienti affetti da rosacea:si ritiene che esso possa avere una funzione di carrier nei confronti di altri batteri in grado di provocare infiammazione tramite la produzione di antigeni. Il Pitirosporo orbicolare, protagonista nella dermatite seborroica, sembra comunque giocare un ruolo non indifferente anche nella rosacea, particolarmente in quelle forme (non rare per la verità) in cui si associa ad un’intensa seborrea. Anche il ruolo dell’helicobacter pylori è oggetto di discussione: esso non si trova nella cute per un problema di PH, ma entra sicuramente in gioco nella patogenesi del flush, essendo in grado di produrre sia ossido nitrico che gastrina. Comunque la terapia antihelicobacter si dimostra attiva nel ridurre il flush e si affianca pertanto ai beta bloccanti e alla clonidina nel bagaglio dermatologico corrente contro il primum movens della rosacea.
Nella nostra esperienza, comunque, il flush, per quanto importante, non viene sempre segnalato dai pazienti quale primo sintomo della rosacea, i quali si lamentano piuttosto delle papule sul viso o della secchezza oculare.
Ciò induce a ritenere che una accurata anamnesi possa servire a riconoscere sintomi misconosciuti ed effettuare una diagnosi precoce utile ad evitare, con i mezzi attuali a disposizione, il progredire della malattia.

Dott. Giuseppe Parodi
Dermatologo Plastico a Genova