Quando parliamo delle sostanze di natura oleosa presenti sulla pelle ci riferiamo in genere al sebo, il prodotto tipico delle ghiandole associate ai follicoli piliferi, normalmente assai abbondante nelle pelli giovani. Nella nostra epidermide esistono tuttavia dei grassi d’origine completamente diversa, strettamente legati al processo di formazione e d’esfoliazione delle cellule cutanee. Nel loro cammino dallo strato basale a quelli più superficiali esse liberano infatti delle vescicole che contengono un particolare tipo di grassi che vanno a disporsi tra le cellule in via di trasformazione come il cemento viene steso tra i mattoni di una costruzione: si forma così lo strato barriera della pelle. Ogni perturbazione di questo strato protettivo dovuta a cause esterne o interne, si manifesta con desquamazione, irritazione e aridità.L’elemento principale di questo “cemento” è costituito da alcune sostanze particolari, da qualche tempo molto studiate: le ceramidi.

Strati di acqua e grassi

Una precisazione sul loro nome: ceràmidi o ceramìdi? E’ più corretto chiamarle ceramìdi, trattandosi – chimicamente parlando – di molecole contraddistinte dal legame detto ammìdico. La presenza di questo legame ha una sua importanza. Costituisce, infatti, la parte di molecola delle ceramidi che sta bene in ambiente acquoso e che, disponendosi nel modo corretto durante la risalita delle cellule cutanee, permette la formazione di strati multipli tra acqua e sostanze grasse. In questi viene trattenuta l’umidità interna che tende ad evaporare dal profondo della pelle, e che la mantiene in perfetto stato, idratata ed elastica.
Le ceramidi legate ad un residuo zuccherino sono chiamate cerebrosidi o glucosil-ceramidi. E’ sotto questa forma che si trovano inizialmente le ceramidi nelle vescicole. Ed è probabilmente la rimozione dello zucchero dalla molecola che permette una particolare disposizione di questi grassi tra gli strati superficiali di cellule, ormai ridotte a scagliette, quasi del tutto prive d’acqua. La rimozione avviene ad opera di particolari enzimi detti cerebrosidasi: l’importanza della loro perfetta funzionalità è stata dimostrata dall’osservazione che la loro mancanza o malfunzionamento portano ad imponenti effetti negativi sulla pelle, come avviene nei pazienti dove essi mancano per motivi genetici.
Ma la funzione delle ceramidi non è solo quella di sostanza di giunzione. Una piccola parte di ceramidi può andare incontro ad un’ulteriore trasformazione: gli enzimi detti ceramidasi le trasformano in fitosfingosina e sfingosina, sostanze che possono influenzare l’attività dell’epidermide, in quanto regolatrici della proliferazione e della differenziazione cellulare.

L’utilizzo cosmetico

La difficoltà di approvvigionamento di sostanze così particolari è stato per un po’ di tempo il fattore limitante il loro utilizzo in campo dermocosmetico: non potendo ovviamente ricorrere alle ceramidi di origine umana, la principale fonte è stata a lungo quella della pelle di maiale, mentre oggi si utilizzano quelle ottenute per via biotecnologica dal lievito. Esistono poi ceramidi vegetali e ceramidi d’origine completamente sintetica, ma una certa differenza strutturale rispetto a quelle presenti naturalmente sulla pelle umana ha sollevato alcuni dubbi sui loro effetti a lungo termine.
Tra i derivati parenti delle ceramidi arrivati più di recente alla ribalta abbiamo la fitosfingosina e altri particolari sfingolipidi. Si tratta di parti di ceramidi che, una volta applicate sulla pelle, hanno dimostrato azioni simili alle loro parenti complete, con il vantaggio di una maggior penetrazione. Bisogna ricordare, infatti, che le ceramidi sono materie prime di natura assai grassa, difficili da inserire nelle comuni formule cosmetiche. Per questa loro stessa caratteristica intrinseca, il trattamento con prodotti a base di ceramidi è particolarmente indicato per le pelli tendenzialmente secche, in cui la funzione barriera non è perfetta, e che quindi tendono ad arrossarsi e ad irritarsi.
E’ importante la scelta oculata delle creme che le contengono: tendono ad essere particolarmente ricche, quindi poco adatte alle pelli che non sopportano i grassi. Per quest’ultimo tipo d’epidermidi sono più adatte versioni fluide, oppure quelle contenenti solo i precursori delle ceramidi.

Mauro Prevedello
Scuola di Specializzazione in Scienza e Tecnologia Cosmetiche dell’Università di Milano