di Giuseppe Parodi Si chiama eflornitina cloruro ed è una delle ultime scoperte nel difficile campo della depilazione dopo che l’introduzione del laser ha rivoluzionato il settore.
Il laser infatti è ormai entrato a pieno titolo come lo strumento principe della depilazione, che lungi dall’essere definitiva o pemanente, ha comunque la capacità, agendo in modo selettivo sulla melanina del bulbo pilifero, di provocare a 24-36 mesi del trattamento, una regressione della crescita oscillante dal 30 all85%.

Tuttavia, la necessità di nuove terapie, da abbinare al laser e alla terapia ormonale, viene sempre più sentita come fondamentale per migliorare i risultati ottenuti in attesa di ulteriori progressi nel campo della tecnologia .

La scoperta dell’eflornitina è stata casuale (si ripete ancora la storia del minoxidil…) dovuta al fatto che questa sostanza, usata per curare la malattia del sonno negli Africani, assunta per os, determinava come effetto collaterale la scomparsa dei peli. Essa inibisce un enzima, l’ornitina decarbossilasi, che stimola la crescita del pelo. Essa, inoltre, presenta un’attività antineoplastica e ciò si ricollega al fatto che molte sostanze usate in chemioterapia presentano un’azione di inibizione sulla crescita del pelo.

Essa ha ottenuto nel Luglio del 200O l’approvazione del FDA e viene attualmente usata negli Stati Uniti per la cura dell’irsutismo femminile localizzato esclusivamente al volto.

Gli studi eseguiti finora hanno dimostrato un successo in circa il 58% dei casi dei soggetti trattati: l’eflornitina, applicata due volte al giorno e tenuta per 4 ore prima di essere rimossa, impiega circa due mesi per determinare il suo effetto. L’American Academy of Dermatology sul numero di febbraio 2002 ha riportato una crema a base di e flornitina come una delle terapie della follicolite della barba; tuttavia secondo altri testi l’uso nel sesso maschile è sconsigliabile.

I dati esistenti in letteratura dimostrano che l’assorbimento dell’efflornitina cloruro applicata sulla cute è estremamente modesto. Inoltre gli effetti indesiderati sono esclusivamente di carattere irritativo e non di carattere allergico o fotoallergico.

Secondo i dati disponibili, dunque, la terapia dell’irsutismo femminile, soprattutto nelle sue forme lievi e senza particolari implicazioni di carattere endocrino può avvalersi di un nuovo strumento, che abbinato o meno al laser, dovrebbe (si spera) consentire di evitare le classiche terapie antiandrogene sgradite alla maggior parte d elle pazienti.

Dott. Giuseppe Parodi
Dermatologo a Genova