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INTRODUZIONE


Gli anni novanta sono stati caratterizzati dal grande entusiasmo e interesse da parte dei Dermatologi Italiani nei confronti dei peeling, metodiche e tecniche medico-estetiche effettuate per  ringiovanire il viso e alcune parti del corpo, affette dal cosiddetto aging e fotoaging, ossia “ acciaccate” dai segni indotti dal tempo e dalla cronica esposizione solare ”, oltre che per migliorare la seborrea, l’acne comedonica e/o microcistica, le ipercromie  superficiali,  gli esiti cicatriziali lievi, le cheratosi di recente insorgenza e di piccole dimensioni, etc. L’effetto del peeling è ottenuto attraverso l’esfoliazione di uno o più strati della superficie cutanea mediante l’applicazione su di essa di una o più sostanze chimiche funzionali ad azione caustica. Il protagonista in assoluto di questa nuova tipologia di terapia dermatologica è stato, senza ombra di dubbio, l’acido glicolico, che ha aperto la strada alla riscoperta di tali metodiche. Le riunioni e gli appuntamenti scientifici, i corsi monotematici e i congressi ufficiali hanno dedicato notevole spazio all’insegnamento dell’uso corretto delle sostanze anti-aging e hanno sempre messo in guardia “dal non promettere” facili risultati di bellezza e soprattutto hanno sempre sottolineato che anche una tecnica relativamente semplice, ancorché eseguita con una sostanza sufficientemente “sicura”, può non essere scevra da effetti collaterali indesiderati, talvolta dannosi.