E’ comparsa sul numero di febbraio del Journal of American Academy of Dermatology una interessante review sulla microdermoabrasione. Questa tecnica, che viene da noi un po’ trascurata ha grande rilievo negli Stati Uniti, dove nel solo 2003 vennero eseguite 860.000 sedute, al terzo posto nelle procedure cosmetiche non chirurgiche, dopo il botox e la laserdepilazione.
Lo scopo di questi studi molto rigorosi eseguiti nell’Università di Michigan è quello di comprendere se, e come, ci sia nella microdermoabrasione un meccanismo biochimico in grado di determinare la produzione nel derma di nuovo collageno e di nuova elastina.

Dagli studi eseguiti gli Autori arrivano alla conclusione che la microdermoabrasione non è in grado né di rimuovere lo strato corneo né di attivare la trascrizione di importanti enzimi riparatori quali l’acetiCoa carbossilasi e HMG-Coa riduttasi. Ciò che invece determina l’attivazione delle citochine è la tensione provocata dalla componente pressoria negativa del meccanismo in questione.


L’attivazione delle citochine è comunque la chiave di volta per comprendere il fenomeno successivo e cioè l’attivazione delle metalloproteinasi nelle loro diverse classi (MMP-1,MMP-3,MMP-9). Le metalloproteinasi costituiscono un gruppo di enzimi in grado di digerire selettivamente le componenti della matrice extracellulare. L’aumento dell’attività di questi enzimi viene ampiamente documentato, così come studi immunoistochimici documentano l’aumentata produzione di procollageno I dopo una seduta di microdermoabrasione. In sostanza l’azione di degradazione del collageno danneggiato è gia di per sé responsabile del miglioramento dell’aspetto clinico, tuttavia la sintesi di procollageno che consegue è comunque significativa, anche se proporzionale al numero dei trattamenti eseguiti.
Per quanto il grado di attivazione delle metallo proteinasi sia molto più basso rispetto a quello provocato dal Laser CO2 (laseresurfacing), tuttavia i meccanismi biochimici appaiono simili differendo essenzialmente da un punto di vista quantitativo. Ciò che appare singolare è che questo meccanismo enzimatico venga attivato con un minimo danno dell’epidermide.


Certamente ulteriori approfondimenti saranno necessari su questa metodica finora considerata piuttosto empirica.


Dott. Giuseppe Parodi
Dermatologo Plastico a Genova