Intorno agli occhi e alle pieghe della bocca. Sulla fronte e al contorno delle labbra. Le prime rughe cominciano a comparire intorno ai trent’anni: sono segni “d’espressione”, causati dalla contrazione dei muscoli del viso, che tendono ad accentuarsi se si fa tardi la sera o quando si attraversa un periodo di stanchezza.

Con gli anni, poi, le tracce del passar del tempo si accentuano e diventano più visibili. Chi non vuole convivere con l’invecchiamento del proprio volto può rivolgersi alla medicina estetica la cui risposta può consistere nell’adozione di “filler”: sostanze che iniettate sotto la pelle con sottilissimi aghi riempiono i solchi e cancellano gli in estetismi. Attenzione però, i filler oggi sono di tantissimi tipi. Ognuno ha caratteristiche diverse e si adatta a particolari esigenze. Ma prima di scegliere quale adottare, è bene sapere che in questo “territorio” si distinguono due grandi categorie: i filler riassorbibili e quelli permanenti.


I primi, poco alla volta si integrano con i tessuti in cui vengono iniettati fino a scomparire (di questo tipo sono i prodotti a base di acido jaluronico o di collagene).


I secondi, invece, non si degradano e permangono per sempre dove sono stati inseriti (in genere si tratta di silicone o metacrilato).


Nei confronti di questa ultima categoria i dermatologi plastici mettono in guardia. E l’ISPLAD – la Società di Dermatologia Plastica-Estetica ed Oncologica – ha istituito un “osservatorio”: un registro nazionale per il monitoraggio degli effetti collaterali delle terapie estetiche, e in particolare degli esiti procurati dai filler non riassorbibili.


“Queste sostanze di riempimento non si assorbono e con il tempo possono creare granulomi da corpo estraneo o cordoni di tessuto ispessito che deturpano il viso modificando e alterando i lineamenti” spiega Antonino Di Pietro, presidente dell’ISPLAD.


“Purtroppo non sono rari i casi di donne che dopo simili impianti si ritrovano con zigomi a ‘palla da ping-pong’ o labbra ‘a canotto’, o di quante vanno incontro a uno spostamento del filler dalla sede in cui era stato iniettato a una zona vicina”.


Fino a oggi nei confronti di simili eventualità non esisteva alcun tipo di controllo. Ora questo compito sarà portato avanti dall’“Osservatorio Termoplastico”. “Questo registro avrà un duplice scopo” dice Di Pietro. “Da una parte permetterà di registrare gli effetti negativi di questi interventi estetici tutelando i pazienti. Dall’altra, l’analisi di queste conseguenze consentirà di diffondere una maggiore coscienza dei rischi di trattamenti di simili trattamenti tra quanti li effettuano in modo da evitare il perpetuarsi di terapie che l’esperienza clinica boccia”.